Alla fine dell'aprile 1849 Asproni rinunciava al canonicato potendosi cosi presentare alle elezioni per la III legislatura e nel luglio 1849 fu eletto nel collegio di Lanusei. Da questo momento fu deputato per otto legislature. In parlamento si schierò con la Sinistra, collaborando con Brofferio, Rattazzi, Sineo; membro di svariate commissioni, oltre che su argomenti di politica generale, intervenne anche, e con competenza, su aspetti tecnici di politica economica (questioni ferroviarie, stradali, agricole). Irriducibile avversario di Cavour, di cui disapprovava soprattutto la politica liberistica contraria agli interessi della Sardegna, nel 1851 partecipò alla discussione sull'abolizione delle decime nell'isola, che suscitò vive proteste da parte dei clericali. Presidente della commissione d'inchiesta sull'operato dei vescovi di Torino e Acqui (accusati di non risiedere nelle sedi vescovili), nel 1852 fu tra i sostenitori dell'introduzione del matrimonio civile in Piemonte.
Da convinto democratico Asproni conduce la lotta politica all'interno del parlamento; a suo modo egli individua nel parlamento uno «spazio di libertà» che era messo a disposizione dallo stato costituzionale, all'interno del quale era possibile lavorare per accrescere la libertà stessa. In quest'ottica Asproni riconosceva nella libertà non una condizione di «tutto o nulla», ma anzi un valore che andava conquistato gradualmente. Ciò non toglie che ancora nel periodo preunitario Asproni si identificasse con il movimento rivoluzionario mazziniano, benché con il biennio 1848-49 le rivoluzioni europee avessero ormai esaurito la loro forza propulsiva. Non tutti tra i repubblicani erano stati capaci di cogliere immediatamente la svolta europea del 1848, tardando a prendere atto che da quel momento in poi ogni movimento rivoluzionario non avrebbe più potuto avere una connotazione liberale, ma democratico-socialista. |